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Diavolo d un padre....


di NENE_MALO
27.01.2013    |    17.635    |    2 9.2
"E la segui si, anche perché mi teneva stretto per il pennarolo..."
Ci tenevo ai regali di mio padre, ne andavo particolarmente orgoglioso, anche perchè era inventore, e tutti i giocattoli erano stati costruiti con le sue mani.

Ne avevo diversi, un disco volante che attraverso un sistema d assorbimento di raggi solari, scompariva, peccato peró...alla seconda scomparsa, non me ne costrui piú.

Avevo pure un robot, con dei veri raggi laser, disattivati da mio padre, dopo che avevo acecato il gatto siamese del vicino.

Insomma, non erano perfetti, ma senza dubbio si originali, il piú bello, un armatura cyborg costruita con una lega speciale, me la regaló per il mio nono compleanno, dalla quale i pompieri tardarono quasi 3 ore, per estrarmi, tagliandola a fatica con una perles munita di disco al diamante.

Il laboratorio di papá era propio sotto casa, nel sottosuolo, non mi ci aveva mai portato perché lo riteneva forse piú pericoloso dei giocattoli che mi costruiva, ma ultimamente ci passava un sacco di tempo, lo vedevo risalire felice ma stanco, sicuramente per il mio undicesimo compleanno ormai alle soglie, mi stava fabbricando il non plus delle invenzioni.

Un sabato pomeriggio, per un impegno imprevisto, e dopo diverse raccomandazioni mi ritrovai solo in casa. Non propio solo, c erano con me, curiositã, e buon senso. La prima mi incoraggiava a scendere nel sottosuolo, e il buon senso del parere contrario che chiaramente diceva la sua, cosi, mentre loro se la discutevano, mi liberai dei miei pensieri e scesi in laboratorio.

_ Che posto enorme ! Esclamai.

In vecchi armadi, che contrasttavano con lo stile moderno del resto della casa, vi erano ammucchiati centinaia di artilugi che parevano non avere una funzione precisa, tenendo conto l inventore.

Attrezzi di ogni genere, bobine di rame, spie lampeggianti, fogoncini accesi, fra provette di tamagni diversi, liquidi dai mille colori che bollivano in alambichi e che la pressione del vapore faceva scorrere attraverso serpentine contorte di vetro, scorsi una sedia di legno massiccio, doveva avere almeno 200 anni.
centinaia di cavi partivano da un macchinario adiacente e facevano capolino ad un elmetto costruito artigianalmente, posizionato quasi a ricordarmi una sedia elettrica vista in diversi film americani.

_ Deve essere il mio regalo.

Faceva paura solo a vederla, ma ero sicuro che mio padre non avrebbe "mai" costruito qualcosa che potesse farmi del "male" e lasciandomi trasportare dall immaginazione d alcuni film di fantascienza, dove l ignaro bambino entra in un laboratorio e viene colpita da strani raggi che lo muniscono di poteri speciali, mi infilai l elmetto e attivai l interruttore.

_ Bhe ? La spia si era accesa, ma nessun raggio mi aveva ancora colpito, sentivo un formicolio alla nuca, ma niente di piu, forse bisognava attendere alcuni istanti.

D un tratto si spalancó la porta, e con un sussulto mi accorsi che inspiegabilmente non mi trovavo piu nel laboratorio di mio padre, ma in una stanza, con un bel lettone a baldacchino, dalle tende filtrava una luce irreale, e dico irreale perche dietro le tende non c erano finestre, una musica eccheggiava e si ripercuoteva contro ogni angolo dell abitazione, trasmettendomi una pace irreale che impediva alla paura farsi avanti, e stupito dal momento, una signora che pareva una fata, totalmente nuda sotto un camice trasparente, pronunció:

_ Ben tornato amore!!

Allungai un braccio per toccare la fata, e mi accorsi che una fine peluria lo ricopriva.

_Non avevo peli io, avevo solo 10 anni.

La mia mano piú grande del solito, e la strana visuale degli oggetti sistemati piú in basso di come di consuetudine li percepivo, mi incuriosi, e cercando la mia immagine in uno specchio, contemplai la figura di un uomo sulla quale riconobbi il mio viso anche se con tratti piú maturi.

Ero nudo, ero un vero uomo in tutti gli aspetti, quel pistolino che abituavo a sorreggere con due ditina per fare pipí tutto gonfio e teso al mattino, ora era mostruosamente enorme, lo impugnavo a mano chiusa e costatavo che me ne restava fuori piú della metá, ed il mio pube aveva peli.

Mi voltai incredulo verso la fatina nuda, che ormai era nuda si, giá che la camicetta, le era scivolata ai piedi, la sua mano prese la mia e mi guidó verso quell enorme letto.

Ma accipicchia!! Io non voglio andare a letto propio ora, e cercavo di opporre resistenza, e di aggrapparmi alla porta, volevo uscire e vedere il mondo con occhi da grande, ma qualcosa di umido discostó le mie labbra urtó i miei denti e mi entro in gola.

_ Ma cos è ? Ma che fa la mia fata ? perche mi sta leccando dentro la bocca ?

_ Che sensazione strana...., e cosa succede li da basso ? Non ho voglia di fare pipí, ma il mio bittorcolo da uomo è sull attenti come se ci dovessi andare.

_ No, no fatina cara, non fare cosí, non si gioca con il pistolino degli altri, e cosa sporca, non si fa no, no....o si ?

_ Vieni amore vieni qui accanto a me su questo bel letto ! disse lei.

E la segui si, anche perché mi teneva stretto per il pennarolo.

Mi stesi vicino a lei, che prese a baciarmi il collo, mi faceva un po di schifo, perchè sentivo su di me la sua bava, peró anche del piacevole solletico, poi prese a scendere ed arrivata al mio birillo,..lo ingoio.

_ Ma che fai ? Non me lo mangiare, me l hanno appena regalato, sputalo fuori subito !

La fatina lo fece, e ritrasse la sua bocca, lo vidi riapparire tutto bagnato, slozzo, spettinato...ma d un pezzo.

Non avevo ancora finito di tirare un sospiro di sollievo, che se lo rimangió d un solo boccone, ma poi lo vedevo riapparire e sparire e cominciavo a sentire un formicolio alle palline....che bei giochi che conosceva la mia fatina.

_ Ti piace amore ?

Mi piaceva eccome, e mentre sentivo il mio biscione entrarle fino ai polmoni, qualcosa che non saprei spiegare, percorse i miei muscoli un gusto mi pervase dal pube fino all ombelicco, e da quel buchino dal quale sin ora era fuoriuscito pipí, un liquido bianco e denso fini dritto sulle labbra della fatina.

_ Che schifo !! Pensai

Poi peró vedendo come lei lambiva le sue labbra, ne avrei provato una goccina anch io, se la ingorda non se la fosse bevuta tutta.

_ Ora tu amore !

E vedo lei che viene a sedersi sulla mia faccia, e mi mette vicino alla bocca qualcosa che avevo visto al National Geographic, "un ostrica bavosa", le avevo viste mangiare anche a mio padre, crude, con aggiunta del limone, ma io non ebbi il tempo di cercare il limone, perchè l ostrica m aveva imprigionato le labbra.

Le detti una leccata per vedere a cosa sapeva, e il suo gusto non mi dispiacque, inoltre aveva un buon profumo, cosi cominciai a leccarla come se di un gelato si trattasse,...mmm che buon sapore, dopo le chiedo il gusto, chissà che in gelateria......

Come se stessi bevendo ad una fontanella, cominciarono ad arrivarmi schizzi caldi sulla bocca, mentre fatina mugolava sillabe incomprensibili, sembrava stesse recitando dei "versetti" e ricordandomi dell ingorda che era stata poco prima, me lo bevvi tutto io, senza dirle niente, tanto sono sicuro che non se n era nemmeno accorta presa com era sulle sue.

Un rumore assordante mi fece trasalire, la macchina emetteva un fischio che mi riportó al laboratorio di mio padre, mi ritrovavo seduto sulla enorme sedia, senza l ostrica che se ne doveva essera andata attaccata a fatina.

Che esperienza meravigliosa ! Era senz altro il regalo piú bello.
Un commuttatore sull apparecchio indicava "donna" e "uomo", fantastico, posso pure scegliere, il compagno di giochi.
Decisi di posizionarlo su uomo, e volevo ritornarci, questa volta per uscire con un compagno per vedere il mondo come un adulto, era perfetto pensavo, avrei avuto un compagno di giochi, e una fatina che mi faceva giocare in modo diverso ma piacente.

La porta d ingresso mi impedii il secondo viaggio, mi alzai velocemente, chiusi la porta del laboratorio e sali rapido per non essere scoperto.

Quella sera, come sempre, mio padre scese nel sotto suolo, senti un bel trambusto, e pensai:

Ci sta dando sotto il vecchio per completare il mio regalo.

Vidi mio padre risalire piegato e dolorante, solo mi guardó stravolto e puntandomi con il dito indice disse:

_ Tu,...sei stato tu !

Diavolo d un padre, chissá come ha fatto ad accorgersene......



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